martedì 7 ottobre 2008

Punto

Giusto volle servirsi di me e gli accadde invece che tra le mani gli divenni una donna. La sua forza era stata il mio disperato bisogno di uscire dai campi, di venire in città, di conoscere meglio me stessa, come mi ero sognata in collegio. Mi trovò temeraria e spaurita, e non ebbe che a porger la mano e credette di avermi sedotta. Ma la verità vera è che mi compiacqui della sua cruda intimità e degli occhi freddi, come di me stessa allo specchio. Nessuno del resto ha saputo finora sedurmi.



Le tre ragazze
, Cesare Pavese


e con ciò mi trasferisco, se qualcuno proprio ci tenesse al nuovo indirizzo (ma non sarà niente di che, sarà anzi più nebuloso e bofonchiante) bofonchiante ih ih.. vabbè mi scriva che poi si vedrà
ciao-

giovedì 11 settembre 2008

Avi Avicoli Avicenna Averroè.

Nuova catena, mostriamo gli avi. pubblichiamo foto vecchie. (che la Silvia è felice)
-adotta un avo-
ok
comincio dal bisnonno materno (posa plastica).
reduce di Caporetto, devotissimo alla moglie, ci lascia la celebre frase: Adess toe 'na serva e fo fora en putanù.

nonno paterno (posa plasticissima).
uomo di vastissima cultura, mai emersa dai suoi organi interni. Passa alla storia con il motto: Perchè dovrei leggere un libro scritto da qualcun'altro?

nonno materno (divisa fascista)


si scopre un'anima bucolica e trascorre gli ultimi giorni in compagnia di un orto, (divisa da coltivatore diretto)

ha sempre fatto il bagno nel detersivo, o nel bicarbonato. tanto è uguale.


sabato 30 agosto 2008

Das ewig Weibliche zieht uns hinan


















Otto Dix, Autoritratto



[...] Il concetto di amore in Europa ha le sue radici nel terreno extracoitale. Il ventesimo secolo, che si vanta di aver liberato i costumi ed è pronto a farsi beffe dei sentimenti romantici, non è sato capace di dare al concetto di amore un contenuto nuovo (in questo sta uno dei suoi fallimenti), sicchè il giovane europeo, quando pronuncia in cuor suo questa grande parola, volente o nolente torna con le ali dell'entusiasmo esattamente là dove Werther viveva il suo amore per Lotte e Dominique per poco non cadeva da cavallo."

Milan Kundera, L'immortalità

giovedì 21 agosto 2008

Marquis de Sade















Nella foto, il babbo.





Papi. (Papà.) visto che abbiamo trovato una soluzione -provvisoria- al fatto che non so decidere e quindi decidi tu, cosa faccio, vado o non vado?

Beh.
Io sono per il fare, vai. Quell'esame poi lo farai un'altra volta, a novembre. E' come quando uno deve andare con una. Vado o non vado? Bisogna andare.

















Man Ray, De Sade.



ps. (demoscopica)
vostro padre ha mai tentato ripetutamente di convincervi a pranzo a infilare un dito in un oggetto del genere e poi chiuderlo perchè è bello e infatti lo fa anche lui?

domenica 6 luglio 2008

L'estate rende tutto più drammatico, ma




Ben ne der kuko kuket

pluehnt de staemme
un bear lebet lange

borliat de zenneoe.


Quando il cuculo canta
fioriscono le ceppaie
e chi vive a lungo
perde i denti.


(mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati)


Mario Rigoni Stern

martedì 24 giugno 2008

Pedoni Pedoni Torpedoni (Pedalanti Pedicure)



Strada più o meno deserta. Sera. Cammino con un'amica, conversazione. Attraversiamo una strada, a quella perpendicolare il semaforo per i pedoni da verde diventa arancio. Medito.
Decido di attraversare e infatti parto che è rosso. La mia amica mi ha seguito. Ci guardiamo negli occhi, grossomodo è l'emblema della mia vita...

lunedì 16 giugno 2008

Bis





















La coperta troppo corta

La grande carnevalata della Fao si è chiusa il 6 giugno (dopo avere intasato Roma per tre giorni) con la risibile e irresponsabile promessa di vincere la fame nel mondo entro il 2050. Speriamo che prima venga chiusa la Fao. Perché i discorsi seri si fanno altrove: tra poco, il 16 e 17 giugno, al convegno indetto dalla fondazione Aurelio Peccei per celebrare il 40˚anniversario del Club di Roma. Siccome risulta che moltissimi italiani non sanno nemmeno che cosa festeggiano il 2 Giugno, ricorderò che Peccei fu il primo «profeta » della impossibilità di una crescita illimitata del pianeta Terra, così come due secoli fa il bravo abate Malthus fu il primo a intravedere la «bomba demografica ». Oggi Malthus viene molto irriso da chi non lo ha letto. Eppure in principio aveva ragione. Calcolò che mentre la popolazione poteva crescere in progressione geometrica (1, 2, 4, 8), la produzione agricola può solo crescere in progressione aritmetica (1, 2, 3, 4). Ma Malthus non riteneva che questa crescita geometrica della popolazione sarebbe mai avvenuta: lo impediva, appunto, la fame. D'altra parte il suo Saggio sul principio di popolazione usciva nel 1798, prima della rivoluzione industriale. Ed è l'agricoltura meccanizzata, che Malthus non poteva prevedere, che ha rinviato di due secoli la resa dei conti. Ma ora ci siamo.

La preoccupazione di Peccei e del Club di Roma fu diversa: segnalava l'imminente venir meno delle risorse naturali, e segnatamente del petrolio. Si capisce, consumiamo troppo perché siamo in troppi. Ma nel 1972, quando uscì il primo rapporto, I limiti dello sviluppo, la popolazione mondiale era di 3 miliardi e 850 milioni. Vi rendete conto? In meno di quaranta anni si è quasi raddoppiata. Così oggi la preoccupazione primaria diventa quella del riscaldamento della Terra e dell'impazzimento del clima. Riscaldamento perché? Anche se è vero che la Terra ha sempre avuto cicli di glaciazione seguiti da riscaldamenti, una stragrande maggioranza di esperti ritiene che nessun ciclo astronomico possa spiegare la velocità, intensità e frequenza delle nostre variazioni climatiche; e dunque ritiene che il disastro ecologico che ci aspetta sia causato dall'uomo e dal sovraffollamento del nostro pianeta. Non occorre una intelligenza straordinaria per capire che tutti i suddetti fattori — popolazione, esaurimento delle materie prime (e dell'acqua), sconquasso del clima — afferiscono al problema della fame. Ma gli intelligentoni delle Nazioni Unite, della Fao, e anche dei media, preferiscono scoprire, invece, che la colpa è dei biocarburanti che tolgono terreno alla agricoltura alimentare. Ma se senza mangiare si muore, anche senza petrolio si muore. L'agricoltura è meccanizzata, e cioè va a nafta; e così i pescherecci e le navi che trasportano il cibo. Alla fin fine nel nostro mondo tutto richiede energia largamente generata dal petrolio. Scrivevo poco fa che oramai viviamo su una coperta troppo corta che se tirata da una parte lascia scoperta un'altra parte. Con questo giochino non si risolve nulla e si aggravano i problemi.


Giovanni Sartori sul Corriere di oggi